LO STATO DELLE COSE

Posted: Dicembre 9th, 2013 | Author: | Filed under: General | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su LO STATO DELLE COSE
Oggi ho visto tante persone dopo una vita di indifferenza e di omertà riversarsi nelle strade come a sfogatoio, ossia l’occasione perfetta per avviare una massa alla sua strumentalizzazione.
I partecipanti sembrano non curarsi troppo del “dopo”, del creare alternative con le proprie mani e per le proprie forze. Il senso generale di rabbia finisce incanalato nei calci e pugni alle macchine, nelle intimidazioni ai negozianti rimasti aperti o agli studenti usciti da scuola. Guerra fra poveri, la chiama sempre il mio amico.

Adesso ai più sembra di avvertire il cambiamento, di sentire odore di rivoluzione, ma forse non è ancora abbastanza chiaro che cambiando l’ordine degli addendi il risultato non farà la differenza. E forse non è abbastanza chiaro che questo marciume che ci divora la vita non sta tanto nella sporcizia dei giocatori ma del gioco stesso: il gioco del capitale globalizzato, del profitto, del potere costituito – questo ignobile accordo fra vigliacchi cui continuiamo a sottostare, testardamente, ostinandoci a vedere il valore nella schiavitù e il merito nell’ingiustizia.
Gli slogan gridati a gran voce della non-violenza e del no-bandiere erano sotto gli occhi di tutti, nelle risse e nei tricolori sventolati, fra sincere ammissioni di nazionalismo e una connotazione tutt’altro che votata alla valorizzazione del singolo cittadino come persona e delle sue proprie facoltà, esperienze, storia: possibile che non si trovi mai una vicinanza, un punto comune se non nell’esaltazione dello stato?
Adoperarsi per rifiutare il governo in questa situazione è puro teatrino: deve essere sciolto quel patto cui ci pieghiamo giornalmente, umiliati nella nostra condizione di uomini e donne liberi: il concetto stesso dello stato, quello burocratico e quello effettivo, va rovesciato.
Spesso ci sentiamo chiedere di dare alternative a questi sfoghi di piazza e saremmo anche felici di introdurre chiunque a quei pensieri di autoproduzione e di socialità che ci sono tanto cari, ma che ne sarebbe poi dell’intelligenza propositiva e pensante propria di ciascuna persona, che dovrebbe suggerirgli di costruire infrastrutture sociali e rapporti umani su misura per le sue necessità?
Non c’è rifugio in nessuna costituzione, nessuna bandiera, nessuna dottrina, solo parlarsi e costruire insieme.
Dov’è la coerenza nel rifiuto del “far west della globalizzazione” senza ribaltare i modelli imposti dal sistema? Tutto mi sembra molto confuso e contorto e in mezzo a queste situazioni la cosa più incosciente che possiamo fare è lasciarci alla rabbia e all’azione caotica. Non ha senso mettere le proprie braccia e gambe a servizio della prima proposta solo perché non ne possiamo più: è una cecità auto-imposta questo smettere di pensare, d’inventare. Continuare a delegare ci ha portati a vivere distanti, troppo distanti dalle cose reali e dunque ostinarsi a perpetrare questo modello di struttura sociale
ANCHE MANDANDO TUTTI A CASA,
ANCHE STANDO SENZA GOVERNO,
ANCHE CON UN GOVERNO MILITARE TEMPORANEO,
ANCHE DIETRO IL PRIMO DUCE CHE SI AFFACCIA DA UN BALCONE,
non cambierà niente.
Ci saremo solo illusi.

E dopo qualche anno di illusioni ci stuferemo ed entreremo in un lungo e triste periodo di disinteresse, ci chiuderemo in noi stessi senza volerne sapere del mondo. Perché questo è quello che hanno fatto le persone che ho visto oggi a Imperia.

Barbaunsacco

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